Cresce il numero dei risparmiatori in Italia ma nessuno vuole rischiare

Un’indagine dell’Acri fa un quadro molto interessante dei risparmiatori di oggi. Ecco quello che nel nostro Paese si cerca di fare per portare a casa un incredibile gruzzoletto senza però mettere a repentaglio i risparmi.

Acri è l’associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di Origine Bancaria e le Casse di Risparmio Spa. Il 28 Ottobre Acri celebra la 91a Giornata Mondiale del Risparmio: in questa occasione vengono presentati i risultati di un’indagine di opinione effettuata presso un campione di popolazione italiana adulta. Ecco il quadro tracciato sugli investimenti.

La preferenza degli italiani per la liquidità è stabilmente elevata: riguarda 2 italiani su 3; inoltre chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi. È da notare comunque come uno scenario meno negativo incrementi la volontà di investire – in tutto o in parte – i propri denari: i potenziali investitori salgono dal 30 al 34%.

Rispetto al 2014 la situazione è sostanzialmente costante: si riduce di un punto la quota di italiani possessori di certificati di deposito e di obbligazioni (9%), di titoli di stato (7%) e di fondi comuni di investimento (13%); si riducono di 2 punti i possessori di azioni (6%), mentre cresce di 1 punto la quota di coloro che dichiarano di aver sottoscritto assicurazioni sulla vita/fondi pensione (dal 24% al 25%), salgono lievemente i possessori di libretti di risparmio (dal 22% al 23%).

La riscossa del mattone! Gli italiani si dividono rispetto all’investimento ideale. Nel 2006 la percentuale di coloro che vedevano nel mattone l’investimento ideale era il 70%, una percentuale scesa progressivamente fino al 24% del 2014; nel 2015 essa risale di ben 5 punti, raggiungendo il valore del 29%, e l’immobiliare torna di nuovo ad essere l’investimento ideale nel Centro e nel Sud. Rimangono in maggioranza relativa (il 35%) coloro che reputano questo il momento di investire negli strumenti ritenuti più sicuri (risparmio postale, obbligazioni e titoli di Stato); si trovano prevalentemente nel Nord Italia. Il numero complessivo degli amanti dei prodotti più a rischio cresce anch’esso, attestandosi al 9%. Perde ben 5 punti percentuali il gruppo di coloro che ritengono sbagliato investire in una qualsiasi forma (il 32% nel 2013 e nel 2014, il 27% nel 2015).

Il risparmiatore italiano è sempre più attento alla (bassa) rischiosità dell’investimento e sempre meno attento ad investire in attività che aiutino lo sviluppo dell’Italia; rifugge il rischio anche perché continua a ritenere di non essere sufficientemente tutelato da leggi e controlli: anche se il dato è in miglioramento (il 58% parla di norme e controlli non efficaci, ma erano il 65% nel 2014 e il 72% nel 2013), non c’è fiducia che questa tutela aumenti nei prossimi 5 anni (il 22% pensa che il risparmiatore sarà più tutelato, mentre il 59% ritiene che lo sarà meno).

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